23 Lug 2019
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“QUANDO SOLO LA TERRA CI DAVA DA VIVERE”. In un libro la storia della mezzadria a Cavriglia

29 luglio ore 18.00 – Circolo di Montegonzi

Il testo sarà presentato nell’ambito delle feste del Perdono.

C’era un tempo nel quale il territorio di Cavriglia era coperto di frutteti, vigneti e olivete. Più in basso, dopo le colline, si estendevano i poderi coltivati. Tutto apparteneva a grandi fattorie e la gestione era condotta a mezzadria. Questo modello ha rappresentato per secoli una realtà economica che andò dissolvendosi con i cambiamenti sociali e l’avvento dell’industrializzazione…

Quando solo la terra ci dava da vivere“, la mezzadria nel territorio di Cavriglia, è il titolo di un testo curato da Paola Bertoncini che raccoglie al proprio interno la storia sociale ed economica di un territorio che a partire dalla fine del XIX secolo fu travolto dai “tempi moderni”.

La mezzadria ha rappresentato un modello di organizzazione sociale, economica, di utilizzo del suolo, di architetture e linguaggi che ha accompagnato la terra di Cavriglia per molto tempo. Grazie al lavoro svolto assieme ad Antonella e Silvia Fineschi, Filippo Boni, Filippo Amidei, Schany Levice e Marco Betti si è dato risalto ad un tema complesso, dalle mille sfaccettature, ognuna parte integrante di un modello di vita che ha segnato la nostra terra. La mezzadria è stata fonte di sostentamento e modo di vivere per la quasi totalità dei toscani, ma era più di un contratto agricolo tra un padrone e un contadino. Era un modo di condividere la quotidianità e il ritmo naturale delle stagioni, nelle quali lavoro e gerarchia apparivano consuetudine stabilita da ataviche regole mai scritte e da tutti rispettate. Il mezzadro ha caratterizzato con il proprio lavoro il paesaggio toscano oggi patrimonio culturale, ha insegnato un modo di parlare.

Così nel volume che sarà presentato a Montegonzi il 29 luglio alle ore 18.00 si potrà ascoltare il racconto di un viaggio che attraversa un periodo della storia di Cavriglia poco noto, si parlerà di luoghi quasi immutati o profondamente modificati, tradizioni, storia, architetture, memorie che hanno caratterizzato il nostro paesaggio prima che si trasformasse profondamente.

Mezzadria è un termine poco conosciuto alle generazioni più giovani” E’ scritto nella presentazione del libro ”abituate a guardare il mondo agricolo con gli occhi e con le strategie dell’imprenditore consumando cibi “glocal”, frequentando botteghe “local-food”, e passando in agriturismo romantici “weekend” molto “slow” e decisamente “bio”. Eppure l’immagine del contadino con la camicia a quadri, il cappellone di paglia e i calzoni tenuti su da un improbabile cordino è la prima maschera che si affaccia alla mente; una maschera che vive in una perenne Primavera dove il Sole c’è ma non scotta e dove ogni sera si canta e si balla spensierati intorno a grandi falò mangiando e bevendo i prodotti del piccolo podere…


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