18 Ago 2023
category: narrazione , persone .

La donazione di Dante Priore al museo MINE

Nel mese di giugno 2023 il museo MINE ha dedicato una mattina alla figura di Dante Priore. Gli interventi sono stati numerosi e ognuno volto a ricordare uno dei tanti filoni di ricerca portati avanti da Dante nel tempo. Grazie alle registrazioni effettuate da Mario Spiganti condividiamo al termine di questo articolo il link alla giornata con alcuni estratti video.

Dante Priore è stato un ricercatore di “tradizioni e cultura folklorica, era anche un insegnante delle scuole medie, così che molto spesso nelle sue classi l’oggetto degli studi curriculari contenuto nei libri di testo era accompagnato e a volte sostituito con i materiali folklorici da lui rintracciati” Con queste parole lo ricorda il professore Mariano Fresta in un articolo pubblicato su Dialoghi Mediterranei.

La ricerca di Dante Priore ha riguardato anche il territorio di Cavriglia. Dante ha lasciato al museo MINE importanti documenti audio che registrò sul campo alcuni decenni fa. Il 13 aprile 2010 scelse di donare all’allora nascente museo MINE ventiquattro audiocassette da 90 minuti ciascuna. Il contenuto all’epoca fu velocemente inventariato per avere un’idea delle informazioni presenti. Il materiale oggi conservato al museo copre un arco temporale che va dal 1983 al 2001 anche se il nucleo maggiore delle interviste risale agli anni 1993-1994 momento nel quale l’amministrazione comunale di Cavriglia commissionò un lavoro di ricerca per la pubblicazione di un volume che doveva trattare il tema degli eccidi del 4 e 11 luglio. Nel 2014 tale materiale è stato interamente digitalizzato così da rendere maggiormente fruibile il suo utilizzo.

All’interno delle registrazioni troviamo soprattutto le memorie legate ai tragici eventi della guerra ma non mancano anche curiosità sul contesto minerario (la vita quotidiana, il lavoro, storie di vita). La ricerca condotta portò alla pubblicazione del libro Perché la memoria non si cancelli, un lavoro voluto soprattutto per recuperare gli “eventi, i loro risvolti obiettivi per definire con maggior nitidezza fatti e persone attraverso il ricordo, la “memoria storica” dei protagonisti… ”. I curatori del volume furono Dante Priore e Emilio Polverini aiutati nel lavoro di trascrizione da Sandra Baldi e Laura Camici. Un progetto nato per “ragionare e tenere ferma una memoria che [consentisse] di conservare intatti valori quali l’unità d’Italia, l’antifascismo, la valenza della carta costituzionale”. Queste sono le parole dell’allora sindaco Brogi che accompagnano l’introduzione al libro.

La ricerca di Dante Priore si è sempre posta in una dimensione ampia, legata al recupero delle tradizioni orali del Valdarno ma anche al tema caro agli studi demologici: quello delle storie di vita, una tradizione che ha avuto importanti nomi in Toscana. Non possiamo dimenticare le ricerche di Pietro Clemente sulla mezzadria senese per fare un esempio o quelle di Giovanni Contini e non citare in questo contesto lo “storico” censimento a cura dello stesso Clemente e di Alessandro Andreini edito da Regione Toscana, I custodi delle voci. Archivi orali in Toscana: un primo censimento del 2007.

Il lavoro di Priore si inserisce anche in questi filoni di ricerca che oggi rappresentano un importante patrimonio di studio. Le registrazioni sul campo della metà degli anni Novanta condotte da Priore assumono un rilievo anche per le successive ricerche che nel territorio cavrigliese si sono prodotte. La pratica del ricercare ha mosso nel tempo altre azioni e promosso nuovi libri che hanno interessato il territorio in un contesto più ampio. Alla fine degli anni Novanta dopo la ricerca di Priore e sull’onda di questo primo progetto approdò a Meleto Valdarno Giovanni Contini con la sua indagine legata al tema della memoria, un corpus fatto di interviste e documenti oggi conservato a Firenze. Erano gli anni nei quali nasceva a Meleto l’ Associazione Meleto Vuole Ricordare. Alla ricerca di Priore seguirono poi nel tempo anche altre interviste curate direttamente da Emilio Polverini che oggi arricchiscono una sezione del centro di documentazione del museo e nuove pubblicazioni. Il desiderio di conservare la propria memoria ha portato nel tempo a sviluppare altri campi di ricerca con azioni promosse dall’amministrazione comunale e dal museo e alla nascita di una nuova associazione, San Donato in Avane. Attività che si intrecciano tra contesti istituzionali e comunità patrimoniali.

I documenti raccolti e conservati al museo sono spesso oggetto di attività educative per promuovere forme partecipative e costruire nuove narrazioni. Emoziona poter ascoltare una storia da una voce che non c’è più; è affascinante ascoltare il contenuto ma altrettanto importante osservare come cambino nel tempo i timbri vocali e l’uso delle parole.
Si comprende così come la ricerca di Dante Priore su Cavriglia vada ben oltre l’aspetto puramente conservativo di tale materiale e come si ponga strumento di riflessione attuale sulle dinamiche che si possono generare tra le collettività; un mezzo capace di porsi ancora oggi in ascolto e in dialogo col proprio passato rimarcando un ruolo importante dell’oralità come strumento costruttrice ancora oggi di pratiche di cura.

La ricerca di Dante conservata in archivio ha ulteriori aspetti valoriali che vanno oltre il bene custodito: è patrimonio culturale ed è importante chiedersi quale valore vogliamo oggi attribuire al senso di una ricognizione effettuata quasi vent’anni fa. Il patrimonio culturale è tale solo se ad esso riconosciamo un valore, se lo “condividiamo”, se esso è agency per la collettività. E’ importante anche leggere il luogo nel quale il materiale si conserva, l’archivio di un museo, capace esso stesso di essere letto antropologicamente come espressione di una cultura nella quale si è formato. Sarebbe limitante pensare alla memoria come a qualcosa che si è “depositata” in un archivio: il patrimonio culturale non è mai fermo e non è mai dato, ha la capacità di dialogare col tempo. Vista sotto quest’ottica la ricerca di Dante e la donazione che fece molti anni fa rappresentano qualcosa di importante: è un senso di cura che si acquisisce nell’ascolto e si dona agli altri. Materiali, voci, suoni che oggi permettono al museo di ragionare sul passato in contesti diversi, coinvolgendo generazioni lontane dagli avvenimenti; sviluppando nuove narrazioni e riflettendo insieme su ciò che rappresentano le “comunità di sentimento” (A. Appadurai).

(P. Bertoncini)

I video della giornata dedicata a Dante Priore


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