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Negli anni ‘80 del secolo scorso nella scuola elementare di Castelnuovo dei Sabbioni c’era un piccolo museo scolastico che veniva visitato da moltissime classi delle scuole del Valdarno e proprio questo aveva spinto le insegnanti di allora a riflettere sull’importanza dei reperti posseduti. Nacque così l’esigenza di organizzare il materiale in modo più sistematico: il museo sarebbe stato un punto di incontro sociale fruibile da tutta la comunità. Ma le vicende della collezione andavano ancora indietro nel tempo quando la comunità aveva deciso di prendere in mano la propria storia e raccontarla. Erano gli anni Settanta, quasi alla fine, quando le insegnanti della scuola elementare di Castelnuovo, all’epoca intitolate al poeta figlinese Vittorio Locchi, decisero di sviluppare un progetto di interclasse che potesse coinvolgere i ragazzi del territorio. La storia del MINE è collegata anche a questo. Le maestre, assieme ad un gruppo di bambini provenienti da diverse classi, decisero di impostare un progetto di ricerca importante: esplorare il territorio alla scoperta della storia del paese e delle miniere. Nel territorio di Cavriglia e in particolar modo nelle frazioni che si affacciavano sul bacino minerario di lignite gli anni ’70 rappresentavano un periodo piuttosto importante: l’escavazione a cielo aperto del combustibile fossile era ormai a pieno regime e il paesaggio mutava rapidamente cancellando la sua storia. Così i ragazzi iniziarono a raccogliere minerali, foglie fossili, argilla, grazie alla possibilità di accedere alle cave della miniera e vedere sul campo il lavoro. A scuola avrebbero poi ricostruito la storia di questo strano mondo in continuo capovolgimento. Il museo scolastico aveva diverse bacheche nelle quali si conservavano i materiali ed ogni oggetto era stato catalogato dai bambini sotto la supervisione delle insegnanti, dei geologi che lavoravano in miniera e una mano l’aveva data anche Rambaldo Macucci. I tempi però stavano cambiando, le classi aumentavano e gli spazi del museo dovevano ridursi. Mentre la vecchia scuola elementare veniva inserita in quello che oggi è l’Istituto comprensivo Dante Alighieri di Cavriglia una parte del piccolo museo veniva consegnato al Comune e si trasferiva in via Papa Giovanni XXIII nel paese nuovo di Castelnuovo. Questo divenne il primo centro di documentazione delle miniere di Cavriglia. Era ospitato in tre stanze, dove oggi c’è la banca, e vi erano allestiti alcuni oggetti e alcuni pezzi di lignite che permettevano assieme a delle fotografie di raccontare la storia del territorio. Il centro di documentazione delle miniere rimase in questi spazi fino al 2012. Nel tempo la collezione della scuola si è ampliata, sono entrati a far parte del percorso di visita del MINE nuovi oggetti e documenti, donati sempre dalla comunità; negli spazi educativi si è ricostruito in parte il piccolo museo scolastico per continuare a dare la possibilità ai bambini di vedere un lavoro che altri bambini molto tempo prima avevano iniziato.

Lo spazio dell’accoglienza

Cavriglia e il suo territorio nell’Ottocento

Miniere e Grande Guerra

La miniera: spazi e lavori

La miniera

La miniera a cielo aperto

Albero infinito

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Il progetto è realizzato grazie al contributo di Fondazione CR Firenze nell’ambito di “LABORATORI CULTURALI”, il Bando tematico che la Fondazione dedica ai musei toscani per contribuire alla realizzazione di progetti volti all’innovazione digitale e allo sviluppo di nuovi pubblici.