18 Nov 2019
category: Estratti d'archivio , narrazione , persone .

Calciando un pallone. Miniere e società calcistiche a Castelnuovo dei Sabbioni

La storia delle frazioni del Comune di Cavriglia va spesso a braccetto con quella delle miniere e anche quando si tratta di sport la Società Mineraria la fa da padrone. Nel 1926 fu fondata la squadra di calcio di Castelnuovo; in quell’anno la Società Mineraria dette in concessione ai giovani del luogo i terreni posti presso l’abitato di Pian di Colle perché si creasse un primo campo sportivo. Nello stesso anno nasceva anche l’Associazione Calcio Firenze, la Fiorentina!

Prima della fondazione della squadra locale i giovani castelnuovesi si recavano a San Giovanni Valdarno nei pressi dell’ippodromo. Qui la domenica venivano organizzate delle sfide, delle partite che non rientravano in nessun campionato di categoria. I ragazzi di Cavriglia presto si appassionarono a questo nuovo sport del pallone e furono proprio un paio di loro a decidere di fondare una squadra. Erano Libero Boni e Mario Biagioni. Quest’ultimo studiava in collegio a Siena dove aveva avuto l’opportunità di vedere il calcio giocato.  Grazie al lavoro del padre era entrato in contatto con il direttore della Mineraria, Italo Spinogli. A Spinogli il progetto dei ragazzi piacque subito. Il suo intervento per costruire un campo sportivo non si limitò alla concessione di un pezzetto di terreno ma fece arrivare i vagoncini decauville per aiutare i giovani nella realizzazione. Inoltre volle che alcuni tra i lavoratori più anziani della Mineraria si occupassero di preparare il terreno di gioco durante la settimana mentre i ragazzi andavano a dar manforte nei giorni liberi dal lavoro.

I tempi erano pronti per la nascita della squadra. La sera del 3 dicembre nei locali della mensa impiegati della Società Mineraria, posta nella “cantonata” tra via Nuova e la via principale del paese di Castelnuovo, venne firmato lo statuto: erano presenti gli ingegneri Gerini e Piga per la Mineraria, Mario Biagioni e Libero Boni per l’Audace, il nome dato alla squadra; unico assente Taddei, impossibilitato perché a casa dei futuri suoceri a chiedere la mano della fidanzata. Il giorno dopo, per la festa di Santa Barbara, fu disputata una partita tra i ragazzi del paese. Le maglie, bianche con colletto e polsini neri erano state fatte fare in fretta e furia. Le squadre potevano distinguersi solo per i calzettoni, rossi da una parte e verdi dall’altra. Fu la prima partita del GSM, il Gruppo Sportivo Minerario.

Poco dopo nella parte bassa di Castelnuovo, nella zona della fornace, si costruì il campo sportivo, sprovvisto di spogliato e con spalti naturali in laterite. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 21 aprile 1927 con una partita contro la STIV di San Giovanni. I padroni di casa persero 3-0. L’anno dopo l’Audace disputò il campionato U.L.I.C., Unione Italiana Liberi Calciatori, perché ancora non esisteva la federazione. Arrivò seconda su cinque squadre, perdendo l’ultima partita per un rigore concesso al Montevarchi, che vinse il campionato. Nel frattempo le maglie della squadra erano diventate tutte nere a causa dello scolorimento dei polsini e del colletto durante i lavaggi. Il tifo era molto sentito; gli abitanti delle frazioni più distanti accorrevano per fare sentire il loro affetto dagli spalti, anche sotto la pioggia o con la nebbia fitta, senza perdersi una partita.  La stagione 1929-1930 fu davvero importante per l’Audace che vinse il proprio girone. Gli anni successivi le attività sportive si ridussero per la crisi mineraria prima e per lo scoppio della guerra poi.

La vicenda della squadrà tornò alla ribalta solo negli anni ’50. Durante il campionato 1952-1953 visto l’andamento della squadra, il partito Comunista decise di organizzare un torneo tra le frazione di categoria UISP (Ronco, Santa Barbara, Castelnuovo), pagando le spese e le nuove maglie. Questo torneo amatoriale si giocava in parallelo con quello ufficiale della prima divisione, nel quale l’Audace aveva ripreso un po’ di vigore grazie all’ELV (Ente Ligniti Valdarno), che gestiva l’area mineraria ed era in grado di offrire anche i rimborsi ai giocatori. La crisi delle miniere però si fece sentire l’anno successivo e trascinò anche l’Audace; la squadra si iscrisse al campionato di prima divisione ma la crisi degli impianti produttivi fu così forte da far presentare i calciatori in campo con una maglia nera e azzurra, appartenente ad una delle squadre amatoriali che disputavano il torneo UISP. A metà del campionato si rischiò addirittura di non giocare una partita in casa perché il pallone, usurato dai calci presi, non  risultava idoneo. Fu Alfonso Biagioni che venne in soccorso alla squadra prestando il proprio pallone. Il campionato comunque non venne concluso, i soldi non bastavano più e l’Audace si sciolse.

Si dovranno aspettare 11 anni prima del ritorno di una squadra cavrigliese. Nel territorio si torna a parlare di calcio nel 1965 con Don Riccardo Spagnoli, il parroco della frazione del Neri. In quegli anni si diffondeva l’ipotesi che gli abitanti del paese di Castelnuovo potessero essere trasferiti nella frazione a seguito dell’escavazione a cielo aperto delle miniere. Così  Don Riccardo Spagnoli dette il via ad alcune iniziative. Utilizzando i progetti del “piano Fanfani” fece realizzare un cinematografo e un teatro, un complesso edilizio per l’asilo e la chiesa, infine ottenne anche degli spazi per realizzare il nuovo campo sportivo. In attesa del completamento del campo ebbe l’idea di mobilitare la gioventù cavrigliese per realizzare un campionato interparrocchiale. A dargli manforte in questa iniziativa arrivò il parroco del Pestello, responsabile della diocesi fiesolana CSI. Proprio sotto l’egida della CSI venne inaugurato il campionato interparrocchiale composto da sei squadre: Montegonzi i cui giocatori avevano a disposizione lo spazio adiacente alla chiesa; Cavriglia che giocava nel campo degli amatori rimesso a nuovo, Neri e Castelnuovo che tennero come campo sportivo ciò che restava dell’area dello stadio dopo il passaggio dei motorscrapers ; i Sanmartinesi di cui facevano parte anche i giocatori di Meleto e Bomba il campo dietro la chiesa di Santa Barbara e infine la squadra di Santa Barbara. Vinse il campionato interparrochiale il Montegonzi.

Nel maggio del 1962 vennero convocati al teatro del Neri i rappresentanti delle frazioni e vennero coinvolte anche le associazioni politiche. Don Riccardo Spagnoli sognava una squadra di calcio unica.  Dopo alcuni mesi di discussioni venne trovato un accordo per costituire una squadra in grado di disputare un campionato della F.I.G.C. Il nome che venne scelto fu ovviamente Audace. Venne stipulato uno statuto, siglato da i rappresentanti delle varie frazioni: per Santa Barbara firmò Del Giglio, per Meleto-Bomba Quartucci, per Castelnuovo Polverini, per Cavriglia-Montegonzi, l’ingegner Barsotti e Mini. Vennero poi elette anche le cariche, il presidente fu Polverini, il segretario Biagioni, il cassiere Camici, gli altri rimanenti furono eletti membri del consiglio. L’Audace si iscrisse ai campionati di 3° categoria e in poco tempo conquistò la promozione in 2° categoria.

Don Spagnoli si era occupato di tutto, anche dell’economia della squadra; aveva acquistato un pullman per le trasferte e a tenere alto il tenore della cassa societaria aiutavano anche gli ingressi dei biglietti con cui venivano pagate le spese correnti. L’allenatore della squadra a quel tempo era il sangiovannese Remo Bronzi. Nel campionato ‘62-‘63 arrivò anche un giocatore dal Poggibonsi, Gianfranco Peri, che qualche anno prima aveva militato nella primavera della Fiorentina. Il 1963-1964 fu un anno duro per la squadra, con un inizio in salita dopo l’esonero dell’allenatore Peri.  L’anno successivo arrivò Emenegildo Giorgi, capocannoniere della Rignanese. Il paese di Castelnuovo sarebbe stato ricostruito nelle colline di Camonti e non più al Neri. Don Spagnoli aveva accettato di partire per una missione in Brasile. L’Audace andò perdendo forza e nel 1965-1966  la società si fuse con la Fulgor Mazzola del Ponte alle Forche. In quegli stessi anni nacquero la U.S. Cavriglia e la squadra di Santa Barbara.

(Giulia Peri)


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