09 Feb 2022
category: luoghi , narrazione , persone .

“Ragazzettine d’i posto e di fuori sentite i’ che vi dice Stenterello…”

“Zingana” o “zinganetta”: i più anziani forse si ricordano queste parole o almeno le hanno sentite nominare, per i più giovani probabilmente è un mistero. La Zinganetta, almeno così era detta in Valdarno, era un momento particolare che cadeva nel periodo delle feste di Carnevale ma andava oltre l’occasionale attimo di svago; essa “costituiva un momento importante di aggregazione all’interno delle comunità contadine ed offriva occasioni di apertura e confronto in un territorio più allargato (1)”. Le zinganette si facevano in piazza ma anche nelle case private; erano messe in scena di testi formalizzati nei quali c’erano personaggi ben precisi – Stenterello, Pulcinella e la Zingara-; azioni teatrali con un testo in rima, dove le parti cantate e recitate si alternavano secondo uno schema ben preciso. Il Carnevale era il momento per la loro rappresentazione anche perché la zinganetta seguiva un altro rituale importante quello della Befana che segnava appunto l’inizio del Carnevale.

Non sappiamo esattamente quando questo “rito” abbia preso forma, ci sono molti studi sul tema che attestano la presenza di questa tradizione in Valdarno e in gran parte della Toscana. Alcune testimonianze legano la presenza del personaggio della Zingara alla presenza di zingari che transitavano per la Valdisieve e il Valdarno scendendo dalla Romagna in direzione dell’Umbria. La tradizione però ci indica anche un’altra storia: pare che la prima zingara venisse da Siena, si trattava di un contrasto, la Contentione di un villano e di una zingara di Bastiano di Francesco Linaiolo risalente al 1520. Sicuramente la testimonianza più famosa è quella della zinganetta del Bombone ricordata da Ardengo Soffici, uno spettacolo che si svolgeva “sopra un palco improvvisato con abetelle, piane e tavole di quelle che i muratori adoprano per i loro ponti […] una maniera di commedia primitiva degenerata in forme settecentesche da Commedia dell’Arte, di trama complicatissima e di argomento piscatorio […] essa iniziava con una cantata evocativa e propiziatoria in forma di prologo eseguita dalla Zinganetta (2)”.

Sta di fatto che questa antica tradizione legata al mondo contadino era diffusa anche nella terra delle miniere del Valdarno. Si ricordano zinganette messe in scena a San Donato in Avane, a Vacchereccia, a Cavriglia mentre a Grimoli si preferiva il Bruscello. In ordine di tempo i primi studi che ricostruiscono questo passato furono quelli di Diego Carpitella, attorno alla metà del secolo scorso, quando riuscì a registrare e trascrivere buona parte delle tradizioni orali che già iniziavano a perdersi. Negli anni Settanta furono poi le ricerche di Dante Priore a raccogliere e tramandare la tradizione orale di questi luoghi e del Valdarno, una valle che rapidamente mutava aspetto lasciando spazio alle industrie e alla dissoluzione del mondo contadino. A Cavriglia Francesca Poggesi, classe 1886 ormai quasi novantenne lasciò cinquant’anni fa circa la sua testimonianza. Si ricordava di una zinganetta che aveva imparato da piccola, quando seguiva il padre che recitava nella parte di Stenterello, “una zinganetta di sapore patriottico basata su amori contrastanti che alla fine si risolvono in matrimoni (3)” dove facevano comparsa la Signorina Pia, la cameriera Isola, il Capitano, il padre di Pia, il professore, il Tenente Alfredo, innamorato di Pia e Stenterello. Enrico Cuccoli invece ricordava quella del 1925 intitolata Vendetta dove interpretava la parte del Sindaco. Anche qui c’erano amori contrastati che si risolvevano in matrimoni. Fu rappresentata per tre volte al circolo di San Cipriano.

Negli anni ‘80 i bambini della scuola di Cavriglia svolsero un’interessante ricerca su questa tradizione. Nella cittadina c’era stato in passato un gruppo di persone che avevano messo in scena la Zinganetta, undici attori, compreso il suggeritore e il mago, che si spostavano a Contebicchieri, La Torre, Pian Fondello, Cammenata, Nardi, Fontebussi e a Prato, vicino a Santa Barbara, per la rappresentazione. Di solito queste venivano fatte di pomeriggio per stare all’aperto ma in caso di pioggia si sceglievano le abitazioni private. La loro zinganetta era quella più famosa e rappresentata in Valdarno anche da altri gruppi, Il bosco incantato di Trieste, zinganetta ripresa nel territorio valdarnese in due momenti ben precisi, all’inizio del XX secolo e intorno agli anni Trenta, una recita che si concludeva con le nozze fra la Zingana e il Capitano.

Carpitella invece riuscì a registrare alcune parti della Zinganetta di Vacchereccia e il canto di questua intonato da Zanni. Anche qui c’erano il mago, la Zingana e Stenterello:“Se si bada a canta’ ci si soggiorna
io mi rivolgo a questa grata udienza
partiamo in furia e presto si ritorna
se avrete due minuti di pazienza
prima verrà poi il mago con le corna
un omo astuto e pien di prepotenza
vi dirrà le prodezze che gli ha fatto
e sarà quello che principia l’atto”.

(P. Bertoncini)

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  1. F. Marranci, La Zingana tra Arno e Sieve, Comune di Pontassieve – Associazione La Leggera.
  2. Ibidem.
  3. D. Priore, Befanata e Zinganetta.
  4. Priore, La Berfanata e la Zinganetta nel Valdarno Superiore, Terranuova Bracciolini, 1985.


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