22 Ago 2021
category: luoghi , miniere ed energia , narrazione .

La lignite in Casentino

Il mese scorso abbiamo partecipato ad una bella iniziativa promossa dall’Ecomuseo del Casentino. Eravamo ospiti del progetto La Voce delle Cose, un evento realizzato nel giardino della raccolta rurale Casa Rossi. Si raccontavano le storie degli oggetti, la loro anima e la loro biografia. Il museo MINE persegue ormai da diversi anni questa strada intrecciando i significati di memoria, storia e narrazione. La nostra partecipazione è nata dall’idea di creare un ponte nell’immaginario fra Valdarno e Casentino. Sappiamo che la lignite del Valdarno veniva impiegata nelle aziende che producevano polvere da sparo in Casentino ma ci sono altri collegamenti, poco noti oggi anche ai casentinesi stessi. Il bacino lignitifero casentinese risale anch’esso al pliocene; si trovava prevalentemente nella zona di Pratovecchio. Pochi oggi in Casentino si ricordano questa storia ma piccole miniere furono aperte a 2 chilometri dal paese e collegate con binari a scartamento ridotto e funicolari alla ferrovia Pratovecchio-Stia. Ci furono anche lì scioperi per adeguamenti salariali e anche le miniere casentinesi contribuirono, come poterono, a potenziare le risorse del combustibile fossile durante la Grande Guerra. Partendo dai documenti conservati presso i nostri archivi abbiamo voluto far riemergere una storia, quella della lignite del Casentino.

Nel 1919 L’Industria, la rivista tecnica ed economica scriveva: la lignite bruna del Casentino era da tempo conosciuta; solo nel 1915 furono ripresi i lavori esistenti sotto il colle di Ca Maggio nel versante orientale dove un taglio verticale mise allo scoperto un banco di 3 metri di spessore, coperto da argille sabbiose del pliocene. La parte dello strato verso tetto è buona, quella a letto molto terrosa. Questa lignite si suddivide facilmente in forme parallelepipede e nella struttura assomiglia a quella del Mugello. Il trasporto del combustibile viene fatto con carri e buoi alla stazione di Pratovecchio.

La storia delle miniere di lignite del Casentino è poco nota. Ci provarono in molti durante il primo conflitto mondiale a realizzare un’industria pari a quella valdarnese ma i risultati nel tempo portarono le miniere casentinesi verso altro destino. Nel corso del 1916 furono sperimentate anche piccole partite di lignite della miniera Ca Maggio per le locomotive. Le prove fatte con metà lignite e metà litantrace dettero risultati corrispondenti alle caratteristiche rilevate dalle analisi essendo indubbia ormai la possibilità dell’impiego misto di lignite ma poi non se ne fece di niente e le ferrovie si rivolsero ancora una volta alle miniere valdarnesi.

Nel 1917 la rivista del servizio minerario ci raccontava che in Casentino erano stati abbandonati i lavori nelle località Cappella e Mantici – Lupinati – dove la contessa Paver qualche anno prima aveva venduto i terreni al cavalier Monetti per l’esercizio di una miniera – mentre furono eseguite ricerche in regioni Albereta e Mormoreto e presso Porrena. Queste ricerche furono produttive ricavando della lignite xiloide come quella della vicina miniera Ca Maggio. Intanto alla Miniera Ca Maggio si continua a lavorare con grande intensità tanto al tracciamento quanto all’abbattimento. La lignite tende a migliorare di qualità in profondità. E’ stato costruito poi un piano inclinato esterno di 88 metri con pendenza al 45%; dal piede del medesimo parte un binario decauville di metri 900 fino al casello 42 sulla ferrovia Pratovecchio – Stia, a 2 km da Pratovecchio. Con questa sistemazione esterna di trasporti la produzione potrà essere aumentata maggiormente.

Alle miniere Albereta e Mormoreto la situazione era un po’ diversa: in questa nuova miniera aperta dalla Società Anonima Industrie Forestali si coltiva a cielo aperto un banco di lignite di potenza variabile da 1.50 a 3 metri. Lo spessore di argilla sovrastante alla lignite nella parte scoperchiata è di metri da 3 a 5; aumentando questa argilla si è iniziato il tracciamento di gallerie per la coltivazione sotterranea. Una funicolare di circa mezzo chilometro trasporta la lignite dalla miniera alla provinciale a 2 km dalla stazione di Pratovecchio.

A Porrena e Foderino infine il banco coltivato è potente circa 2 metri. La coltivazione è stata iniziata con uno scavo a cielo aperto ma si è già cominciato il tracciamento di gallerie per l’abbattimento sotterraneo. La miniera è allacciata alla strada principale mediante mezzo chilometro di binario.

La Grande Guerra investì le miniere: si cercò di produrre il combustibile richiesto ma gli uomini al fronte cominciarono a scarseggiare e così il direttore della miniera l’ingegner Isidor trovandosi sotto le armi fin dal settembre 1915 decise di affidare completamente la sorveglianza dei lavori della miniera al capo miniera Cesare Lusini che per motivi famigliari passò l’incarico al sottocapo Torello Tellini. Ma anche il Tellini fu richiamato alle armi. Così la miniera di Ca Maggio rimase senza sorveglianti pratici degli abbattimenti.

Si crede opportuno far noto che viene avanzata domanda alla Commissione per l’esonero temporaneo e il rinvio al lavoro del Tellini trovandosi la ditta vivamente pressata dal Comitato Combustibili Nazionali di Roma: “la chiamata alle armi di Tellini Torello, sorvegliante dei lavori sotterranei compromette la sicurezza della miniera ponendo la ditta in difetto sulla legge sulla polizia mineraria”. Questo il tono di una lettera che venne recapitata il 17 aprile del 1917.

Finita la guerra alla miniera Ca Maggio vennero concessi i permessi per ampliarsi. Nelle visite ispettive più volte si richiamarono i titolari a provvedere per la costruzione di adeguati flussi d’aria nelle gallerie, pena la revoca della concessione e la chiusura della miniera. Nel 1920, dal 26 maggio al 1 giugno, 138 minatori entrano in sciopero. La loro battaglia permise di raggiungere almeno un adeguamento salariale.

Nel 1928 i Nuovi annali dell’agricoltura fanno un quadro della situazione: miniere di Ca Maggio, Mormoreto, Porrena, Casa Prato. Il giacimento trovasi nella formazione pliocenica della sinistra dell’Arno, fra Pratovecchio e Bibbiena. A partire dall’estremo Nord – Ovest, cioè da Pratovecchio e andando verso Sud – Est si trovano le 4 lavorazioni sopra elencate. A Ca Maggio e nella ricerca Casa Prato furono riconosciuti due strati, a Mormoreto e Porrena solo uno. Sembra che Ca Maggio e Mormoreto, le due miniere più a Nord siano comprese in un piccolo bacino chiuso. La qualità della lignite è mediocre.
Accertamenti tonnellate 1.500.000; valutazione presunta tonnellate 2.200.000. Attualmente attiva solo Ca Maggio.

Il 1934 è il primo anno di pubblicazione dell’ Annuario Politecnico Italiano, rassegna tecnica di tutte le industrie presenti in Italia: le miniere di Pratovecchio risultano ancora attive e presenti nella sezione Miniere di Antracite e di Lignite. Il 5 gennaio 1943 si parla di miniere e raccordi ferroviari e in particolar modo di un collegamento con la stazione Pratovecchio – Stia per l’impianto di un binario di raccordo del piazzale di carico della miniera di lignite di Porrena….poi passata la guerra le miniere le sue storie vennero dimenticare e la natura dei luoghi nascose le tracce di un passato industriale.

(P. Bertoncini)


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