22 Gen 2023
category: miniere ed energia , narrazione , persone .

Storie di bricchette e di brevetti.

Tra la fine degli anni ‘30 e gli inizi dei ‘40 del secolo scorso Leonardo Lusanna fu artefice di un progetto legato al bricchettificio di Castelnuovo dei Sabbioni e all’utilizzo delle mattonelle di lignite. Il Bricchettificio di Castelnuovo era stato costruito nei primi anni del Novecento, poco prima della centrale elettrica, voluto proprio per utilizzare lignite di buona qualità utile a produrre le bricchette. Queste erano delle vere e proprie mattonelle di lignite pressata che venivano poi vendute come forma di riscaldamento a privati cittadini e non solo.

L’architetto Lusanna era nato a Palermo il 24 gennaio del 1908 da una famiglia piemontese – ingegneri ferroviari trasferitisi in Sicilia dopo l’unità d’Italia. Arrivato a Firenze ebbe modo di diplomarsi e di iscriversi poi alla facoltà di Ingegneria, passando all’Istituto Superiore di Architettura di Firenze, dove si laureò nel 1932. Un anno dopo ricevette l’abilitazione all’esercizio della professione e nel 1934 era già iscritto all’Albo degli architetti toscani. Fu allievo di Raffaello Brizzi, l’architetto che progettò il villaggio minatori di Santa Barbara e fece parte del Gruppo Toscano, coordinato da Giovanni Michelucci per il concorso per la costruzione della stazione di Santa Maria Novella.

Dal 1938 l’architetto Lusanna divenne consulente della Società Mineraria del Valdarno e nel 1940 assunse la direzione dell’Ufficio Tecnico della Società stessa. A questi anni risale la storia del progetto per la fabbricazione di mattonelle, un nuovo metodo di essiccazione della lignite che Lusanna fece brevettare in Italia e in Germania. Il progetto era nato dopo una lunga riflessione sul problema dei combustibili italiani nel quale si evidenziava sempre la carenza del Bel Paese di risorse necessarie, fatta eccezione per la lignite, e nell’obbligo di importare combustibili da altri paesi. La povertà energetica della lignite aveva sempre limitato il suo mercato a fronte dei carboni esteri, più produttivi, decretando in passato numerose serrate delle miniere. Un modo per arricchire il mercato era stato individuato dunque nella produzione di mattonelle, seguendo l’esempio delle industrie tedesche. Nel 1935 era ancora conveniente importare bricchette dalla Germania perché il loro costo, nonostante il trasporto, le rendeva ancora economiche sul mercato. Le riflessioni di Lusanna su questa situazione lo spinsero a trovare un modo per risolvere il problema delle miniere del Valdarno. La soluzione trovata era semplice: concentrarsi sulla produzione di mattonelle di lignite. Queste, composte senza agglomeranti, hanno una bassa umidità, un tenore in ceneri basso e un potere calorifico superiore a quello della lignite in pezzi; inoltre si adattano bene al consumo domestico e a quello industriale; la loro combustione è lenta, inodore e completa. In Italia la tradizione delle bricchette vedeva impiegata una lignite di elevata qualità con risultato di una scarsa produzione di mattonelle che le rendeva poco competitive sul mercato. Leonardo Lusanna era riuscito a risolvere questo problema inserendo nel “normale e classico ciclo di lavorazione una depurazione meccanica della materia prima, permettendo così la bricchettazione di materiali” con tenori di ceneri alti verso tenori di ceneri piuttosto bassi. Il ciclo integrativo fu così brevettato dall’architetto tra il 1939 e il 1940.

Si trattava di un processo al quale nessuno aveva pensato prima: il procedimento prevedeva l’utilizzazione diretta del materiale di cava e delle pezzature minute, di scarso valore e difficilmente commerciabili. Queste dopo aver subito le operazioni di lavorazione potevano essere trasformate in mattonelle. Il ciclo di lavorazione si divideva in alcune parti: la sezione umida, dove la lignite veniva spezzettata e vagliata; la sezione pre-secca dove il minerale veniva leggermente essiccato; la sezione secca dove si completava la essiccazione della lignite per poi essere compressa in mattonella. A questo punto la lignite era pronta per il magazzino. La centrale termica era una parte fondamentale del processo in quanto doveva garantire la produzione di vapore e l’energia elettrica per la lavorazione delle mattonelle. Un lavoro complesso di vagliatura, miscelazione e pressatura per ottenere alla fine bricchette. In pratica il brevetto di Lusanna poteva permettere di utilizzare nelle fabbriche di mattonelle anche le pezzature più piccole di lignite, trito, tritino, granello, granellino e polveri. Meccanicamente la lignite veniva ripulita da impurità e argille per trasformarsi poi in mattonelle. Il procedimento permetteva di impiegare lignite che fino a quel momento era inutilizzata e non gravava sui costi di produzione.

Fu così che il 9 gennaio 1940 il Regno d’Italia attraverso il Ministero delle Corporazioni rilasciò a Leonardo Lusanna il brevetto industriale n. 377823 per il “procedimento di utilizzazione delle ligniti ad alto tenore di ceneri, per la produzione di pezzature minute essiccate e per la fabbricazione di mattonelle”. Il 15 gennaio dello stesso anno usciva sulla Rivista Tecnica delle Ferrovie Italiane un estratto dal titolo Relazione sull’impianto di mattonelle di lignite e sull’impianto di essicazione triti di Castelnuovo dei Sabbioni. Leonardo Lusanna, partendo dalle considerazioni in merito alla fabbrica di mattonelle di lignite di Castelnuovo, dava spiegazione del progetto che aveva brevettato. Il nuovo impianto si presentava con due parti distinte e separate: la centrale termica, per la produzione di vapore e la fabbrica vera e propria per la trasformazione delle ligniti in mattonelle. Pacchi con 10 mattonelle del peso circa di 5 Kg, potevano così essere messi in commercio e utilizzati per usi domestici e industriali.

Quattro anni dopo, il passaggio del fronte portò alla distruzione degli impianti minerari e della centrale elettrica di Castelnuovo; Leonardo Lusanna scampò per puro caso all’eccidio di Meleto. Passato il fronte, il Comitato di Liberazione Nazionale gli chiese di ricoprire la carica di Sindaco del Comune di Cavriglia, occupandosi della ricostruzione di infrastrutture, abitazioni e impianti andati distrutti. Dal 25 luglio 1944 al 1 aprile del 1946 ricoprì la carica cercando di provvedere ad una grave situazione sociale ed economica che il bacino minerario stava attraversando. Impegnato tra la carica di Sindaco e il suo ruolo alla Società Mineraria, Leonardo Lusanna attraversò un periodo difficile, cercando di mantenere saldi equilibri complessi e al contempo ricostruire un territorio. Non fu un periodo facile. Lasciata la carica di Sindaco dagli anni anni Cinquanta si concentrò sull’insegnamento realizzando numerosi interventi a Firenze e non solo. Leonardo Lusanna morì a Firenze il 5 gennaio del 1973.

(P. Bertoncini)


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